Quando ricercai presso l’Archivio Ornato Fabbriche, insieme al sempre disponibile e gentilissimo sig. Luca Dossena, informazioni riguardo un Cinematografo Bios situato, secondo la guida Savallo Fontana del 1925,, in Riparto Bovisa, trovai invece il fascicolo inerente i documenti ed i disegni di un altro cinematografo, sempre nei pressi, di cui mi accingo di seguito a spiegare le vicende edilizie.
Il 18 aprile 1921 fu presentata da parte della Società Edificatrice “Bovisa” una Istanza di Nulla Osta per opere edilizie relativamente alla costruzione di un salone in via dell’Asilo destinato ad ospitare spettacoli vari, a firma dell’ing. Roberto Malagoli. Via dell’Asilo naturalmente non esiste più come toponimo, tuttavia la strada si e coincide infatti con l’attuale via Luigi Mercantini, come si può intuire osservando l’estratto di mappa disegnato nei documenti del fascicolo.
Così viene descritto il progetto nella relazione allegata:
“Costruzione di un salone ad uso ritrovo della Società Edificatrice Bovisa, ad un sol piano, con impalcatura da adibire ad uso conferenze, coperto con tetto a capriate composte, di legno con plafonatura applicata all’armature del tetto.
Pavimento di piastrelle di cemento, muri di cinta racchiudenti la proprietà; di altezza di m. 3 dal marciapiede. I gabinetti da usarsi sono quelli esistenti, nella proprietà confinante che vengono ad essere nella proprietà comune”.
Punteggiatura a parte, il progetto descritto era realmente semplice.
Tuttavia a quanto pare il silenzio prolungato da parte degli uffici comunali dovette indubbiamente preoccupare sia il progettista, che il 2 luglio chiese spiegazioni, sia la committenza, che in data 19 agosto si premurò di inviare la seguente comunicazione:
“Onor. Giunta Municipale Milano
La sottoscritta Società Edificatrice Bovisa, residente in Milano Riparto Bovisa 102, ebbe a presentare da molto tempo il progetto di costruzione di un Salone per ritrovo, teatro, concerti pei propri soci in un appezzamento di terreno appositamente acquistato a fianco della sua preesistente proprietà; detto progetto di costruzione venne presentato con disegni e firma del Sig. Ing. Malagoli e colla firma del presidente sociale Pelizza Pietro. Non essendo ancora pervenuta l’approvazione e nel dubbio che la mancanza di essa sia causata da un supposto giardino da creare tra il muro di cinta fronteggiante la strada e la facciata del salone, la sottoscritta Società dichiara esplicitamente che il nuovo terreno venne acquistato allo scopo di costruire, appena le condizioni sociali lo permetteranno, un corpo di fabbricato doppio ad uso di civile abitazione prospiciente la strada ed in proseguio a quello attualmente esistente contrassegnato col civico n. 102 e di un corpo semplice appoggiato a quello ora esistente verso la linea del tram in modo che anch’esso diventerà un corpo doppio interno; la divisione del terreno venne studiata in modo che non verranno impedite le suddette costruzioni dalla presenza del costruendo salone.
Rimane perciò esclusa qualsiasi idea di fare un giardino frontale ed in merito all’attuale muro di cinta verso la strada, esso deve quindi venire calcolato come muro provvisorio da sostituire, appena possibile, con regolare fabbricato.
La sottoscritta Società non dubita che dopo le suesposte spiegazioni, l’Onor. Giunta Municipale vorrà accordare colla massima sollecitudine la chiesta approvazione, e, sicura di ciò, anticipa i dovuti ringraziamenti.
firmato Pelizza Pietro,
Milano Bovisa 19 agosto 1921”.
In effetti, la verità risiede probabilmente altrove; il 29 luglio 1921 era infatti già stata notificata all’ing. Malagoli la Rejezione di nuove opere edilizie, che probabilmente non aveva fatto parola alla Società Edificatrice Bovisa della questione, imbarazzante per un professionista:
“Secondo il voto della Commissione Edilizia alla quale questa Autorità si associa, la facciata deve essere migliorata. Inoltre si nota sul tipo prodotto la mancanza di latrine”.
L’elaborata spiegazione scritta dal Pelizza pertanto non coincideva con la realtà dei fatti: secondo la Commissione Igienico-Edilizia la facciata era brutta e non erano state previste le latrine. Tutto qui!
L’assenza delle latrine era già stata segnalata in una nota, ma forse non comunicata immediatamente, datata 9 maggio, mentre la Commissione Igienico-Edilizia si era già espressa negativamente in data 8 giugno. E’ possibile che vi sia stato un certo ritardo nella consegna della notifica relativa, tuttavia ritengo che la questione fosse abbastanza chiara ed evidente.
In ogni caso, l’ing. Malagoli avrebbe poi modificato il progetto in modo da soddisfare evidentemente la Commissione – latrine a parte, non previste nonostante la richiesta; forse l’ufficio si accontentò delle latrine della stessa proprietà del civico adiacente o chissà…
Il disegno approvato dalla Commissione Igienico-Edilizia il 31 agosto mostra, con lievi modifiche rispetto a quello di giugno, un semplice capannone, la cui facciata non mostra la benché minima riflessione architettonica; tuttavia se penso alle cose che sono accadute in quella sala – incontri, amicizie, amori, litigi, baci furtivi, baci rubati e chissà cosa altro – mi pare che queste siano solo sottigliezze secondarie.
Il salone in ogni caso funzionò anche come cinematografo, noto come “cinema Romano”. Di seguito un estratto dal sito di Giuseppe Rausa a riguardo:
“Intorno alla metà degli anni venti è attivo in via Mercantini 13, in zona Bovisa, il cinema Romano.
Il locale – collocato in una bella palazzina dei primi del Novecento con un balcone sopra l’ingresso ad arco – fa parte dell’ondata di aperture di sale rionali avvenuta tra il 1921 e il 1945: si tratta di cinema periferici di terza visione, ubicati oltre la circonvallazione esterna, con una programmazione basata su pellicole estremamente popolari.
La sala ospita anche spettacoli di rivista: si tratta infatti di un cineteatro.
Tra le pellicole più interessanti ospitate dal Romano ricordiamo:
nel 1928:
Koenigsmark (t.o. id, L. Perret, 1923), Teatromania (t.o. Stage Struck, A. Dwan, 1925), L’allarme del fuoco (t.o. The Still Alarm, E. Laemmle, 1926), Il mondo ai suoi piedi (t.o. The World at Her Feet, L. Reed, 1927), Casanova (t.o. id, A. Volkoff, 1926), Russia (M. Bonnard, 1927).
Nel 1931 la sala cambia nome e diviene il Nuovo Cinema Risorgimento; l’indirizzo è ora via Varè n. 23. La nuova titolazione cancella il termine teatro: la rinnovata sala, infatti, elimina varietà e avanspettacolo”.
(Testo di Giuseppe Rausa e Marco Ferrari, http://www.giusepperausa.it/cinema_duse.html)
In effetti la palazzina descritta nelle prime righe è quella di via Varè e non quella di via Mercantini – civico 11 fra l’altro, non 13 – ma ciò che ci interessa è stata la sua trasformazione di vero e proprio cinematografo, probabilmente non limitato ai propri soci.
L’edificio, convertito ad officina già nei primi anni Trenta – con lo spostamento del cinema nella nuova sala di via Varè – era ancora esistente nel dopoguerra; fu poi demolito probabilmente negli anni Cinquanta.
Cronologia
18 aprile 1921: Istanza di Nulla Osta per opere edilizie di un salone.
20 aprile 1921: Verbale di consegna dei punti fissi.
8 giugno 1921: la Commissione Igienico-Edilizia chiede modifiche al progetto.
2 luglio 1921: richiesta di informazioni da parte dell’ing. Malagoli al Comune di Milano.
20 luglio 1921: Rejezione di progetto di nuove opere, notificata il 29.07.1921 all’ing. Malagoli.
19 agosto 1921: Sollecito da parte della Società Edificatrice Bovisa al Comune di Milano intorno all’approvazione del progetto del salone teatro concerto.
31 agosto 1921: Parere favorevole della Commissione Igienico-Edilizia.
8 settembre 1921: richiesta Terza Visita per abitabilità
17 settembre 1921: Avviso per Nulla Osta d’Opere edilizie.
16 maggio 1922: Relazione di Terza visita per abitabilità.



