Casa Cucchi

Nella pianta di Milano Bertarelli del 1903, “coll’indicazione dei piani di ampliamento e regolatori esecutivi” si può ammirare a nord della vecchia Stazione Centrale una via Vittor Pisani che, di fatto, non corrisponde più a quella attualmente esistente: più stretta, ma sopratutto inclinata, non ad angolo retto. Tra via “Boscovic” e piazza Andrea Dora – oggi Duca d’Aosta – a metà dell’isolato, si nota una piccola costruzione quadrata: quella piccola costruzione – intorno alla quale mi piacerebbe avere altre informazioni d’archivio – fu oggetto di un teorico “ampliamento” – di fatto una “aggiunta” edilizia – da parte del noto architetto Nazzareno Moretti.


Il 13 febbraio 1903 fu infatti avanzata istanza per la costruzione di una nuova casa di proprietà del sig. Marcello Cucchi, progetto dell’ing. Nazzareno Moretti. La preesistenza fu integralmente conservata – ad eccezione della facciata naturalmente – ed accostata come un corpo a sé stante nel corpo di fabbrica nuovo, che si presentava più largo e più profondo. Si creava così una curiosa configurazione, con una sagoma in pianta dalla forma asimmetrica e che non faceva nulla per nasconderlo; tuttavia tale coraggio viene meno in facciata, giacché si ricorre a qualche stratagemma per regolarizzare e rendere simmetricamente euritmico il prospetto verso via Vittor Pisani. I disegni rispecchiano in pieno lo stile nazional popolare floreale, arricchito però con figure di cigni nel fregio all’ultimo piano che la rendono decisamente particolare. Il repertorio decorativo è decisamente eclettico, le figure muliebri – sfingi greche? – alla sommità delle paraste e anche sopra il portale sembrano lievemente inquietanti…


Il progetto fu così descritto nella relazione allegata: “Casa di nuova costruzione e sopralzo di fabbricato già esistente in modo da formare completamente un grande fabbricato per uso abitazione civile composta di N. 5 piani compreso il terreno – facciata – zoccolo in pietra naturale (Urago) – i contorni di finestre, della porta e la gronda in pietra artificiale (cemento lavorato) – soffitti in cemento armato sistema (Luipold). Tetto con orditure in legname e copertura tegole marsigliesi. Pavimento parte in parquets il resto in mattonelle di cemento. Scale di bevola e parapetto in ferro. Serramenti, finestre verso la via a coulisses, verso giardino a pollice – Acqua potabile – Gas”. Ammetto che, fino alla lettura di questo breve scritto, ignoravo cosa fossero i serramenti a pollice!


Il progetto in ogni caso fu esaminato dalla Commissione igienico-edilizia il 26 febbraio successivo ed approvato con un paio particolari osservazioni di secondaria importanza. I lavori dovettero iniziare subito e di buona lena se già pochi mesi dopo, il 26 giugno, il capomastro Leoni si decise a richiedere la Prima visita al rustico, che fu eseguita il 7 luglio. Il 2 novembre 1903 tuttavia fu avanzata richiesta per un modesto ampliamento, limitato ad un paio di locali ed un passaggio, nell’unità immobiliare del piano rialzato, verso cortile, che, come si vedrà, fu oggetto di particolari problemi. Tale ampliamento fu approvato dalla Commissione igienico-edilizia il 19 novembre. E’ di un certo interesse notare che la casa, sia pure dignitosa nelle forme, nelle decorazioni e nella distribuzione generosa dei locali, non fosse dotata di allaccio alla pubblica fognatura – giacché non vi era in quel tratto – e nemmeno di acqua potabile: per entrambi questi servizi essenziali si doveva ripiegare rispettivamente al pozzo nero e ad acqua di pozzo.


Il 21 dicembre fu avanzata richiesta finalmente per la Seconda visita, al civile, che fu eseguita due volte, una il 12 gennaio e l’altra il 27 febbraio 1904. Anche la Terza visita, per l’abitabilità, fu eseguita due volte, l’8 ed il 18 aprile 1904. Nella prima furono riscontrati infatti alcuni problemi relativi a quelle verande situate al piano rialzato, oggetto dell’ampliamento di cui sopra, ed in un paio di locali altrove. La querelle fu portata avanti fino alla fine del mese di agosto 1904, quando fu richiesto ennesimo Nulla osta per abitabilità in vista dell’imminente affitto delle abitazioni.


Qualche anno più tardi la sua costruzione essa fu anche destinata a struttura albeghiera: l’Albergo Esperia. Dopo la demolizione della vecchia Stazione Centrale e la conseguente rinumerazione della via, essa assunse il civico 26.

La vita terrena di Casa Cucchi, come per tutte quelle prospicienti via Vittor Pisani, non fu comunque molto lunga: un sessantennio circa, giacché fu demolita in occasione dei lavori eseguiti nei primi anni Sessanta per l’allargamento della strada e la sua rettifica.


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