Casa Dones

Via Carlo Poerio è stata spesso fotografata per stampare delle cartoline, data la misurata bellezza di questa piccola strada milanese; ben visibile spesso è una casa media, alta quattro piani compreso il terreno, dal caratteristico stile neoromanico, facile da riconoscere per via degli archi a tutto sesto bicromatici che compongono le cornici delle finestre dei piani primo e secondo. La gradevole cromia della facciata è anche sottolineata dalla superficie a muratura di mattoni pieni a vista che fa da sfondo ad un ricco repertorio decorativo in cemento e fregi ornamentali. Siamo insomma di fronte ad una casa che mescola elementi nazional-popolari con radi interventi floreali giusto come aggiornamento stilistico, secondo i desiderata di una clientela borghese, ansiosa di rappresentare la propria dignità sociale.

La casa è stata oggetto della Tavola 25 della ormai celebre raccolta “Le Costruzioni Moderne in Italia. Milano”, vol. I, s.d. ma 1907, che permette di godere pienamente della bellezza dei dettagli del fabbricato: dai pluviali alle ringhiere in ferro, alle balaustre in cemento decorativo con elementi polilobati. Ho speso qualche parola in più rispetto al consueto perché mi chiedo che tipo di indifferenza è necessario provare per demolire tutto questo: cosa si dice in questi casi? “Questa la tiriamo giù?”. Deve essere qualcosa del genere, come si cancella un brutto ricordo o qualcosa del quale non ci importa assolutamente nulla. 

Nel Censimento urbanistico del 1946 il tecnico rilevatore della scheda II-27, relativa all’isolato  compreso tra via Poerio, via Bixio, via Kramer e via Bellotti, l’ing.  Ciampoli daterà il civico 31, uscito indenne dalla guerra, nientepopodimenoche al… 1850! Uno svarione di rilevanza secondaria, mi rendo conto, ma sbagliare la datazione di una casa di oltre cinquant’anni direi che non è male. 

Il 21 luglio 1903 la signora Annunciata Dones presentò domanda per licenza edilizia relativamente ad una casa in via Carlo Poerio 31, direttore delle opere ing. Giuseppe Riboni: “consta di un unico corpo di fabbrica con fronte di ml 16.00 lungo la via Poerio. Il fabbricato è a 4 piani compreso il terreno con un totale di N. 32 locali. Il cortile è di m. 16.70 x 16.00. L’altezza totale dal piano marciapiedi al canale di gronda è di ml 15.60”. Descrizione scarna, arida oserei dire, che si limita tratteggiare la sagoma senza minimamente saggiare le questioni costruttive, distributive o linguistiche. Pure, qualcosa, come abbiamo visto, la casa avrebbe meritato: almeno un cenno via! I disegni sono firmati dall’ing. Giuseppe Riboni, ma la Tavola 25 della suddetta raccolta evidenzia come progettista l’arch. Galeazzo Salmoiraghi; ritengo a questo punto possibile che il progetto architettonico sia da attribuire a quest’ultimo nonostante l’assenza di documentazione d’archivio. 

Il 3 agosto furono consegnati i punti fissi – semplicemente la congiungente tra gli zoccoli degli edifici adiacenti, presumibilmente pertanto già costruiti, civici 29 e 33. La Commissione igienico-edilizia approvò il progetto, senza particolari osservazioni, già il 6 agosto seguente. 

Il 17 ottobre fu richiesta la I visita, relativamente alle opere al rustico, eseguita il 29 ottobre 1903. Tale rapidità di esecuzione non fu tuttavia accompagnata da quelle al civile, giacché la II visita fu richiesta solamente il 10 aprile 1904 ed eseguita in due volte: la prima, suppletiva, il 3 maggio; la seconda, definitiva, il 18 agosto 1904. In questa visita si riscontrò la presenza di due abbaini non presenti in progetto e non regolamentari, che, come sempre in questi casi, furono oggetto delle consuete comunicazioni tra gli uffici tecnici e la proprietà. Di conseguenza anche la III visita, relativa all’abitabilità, fu eseguita due volte: la prima il 21 settembre 1904, relativamente solo fino al terzo piano fuori terra; il piano quarto fu invece visitato solamente il 2 marzo 1905.

La vita terrena di Casa Dones fu tutto sommato breve, poco più di un cinquantennio, dato che la sua demolizione probabilmente risale alla fine degli anni Cinquanta o i primi anni Sessanta.


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