“Il caratteristico gruppo di villette costruito su un reliquato tra il viale Monte Grappa e i Bastioni di porta Nuova si sta demolendo in questi giorni. Niente da rimpiangere, neanche dal punto di vista dell’estetica; è da augurare però che gli uffici comunali abbiano fatto giustizia dei progetti di grattacieli che si pensava di costruire sull’area resa libera. In quella posizione una casa molto alta costituirebbe certo una bruttura”.

(Corriere della Sera, 23 ottobre 1937).

Nessun rimpianto! Non sia mai! Accorrete rapidi a prendere un piccone – demolitore, ca va sans dire – a distruggere il “caratteristico” gruppo di villette per lasciare il posto – si spera – a una “non bruttura” – che, obiettivamente, è il massimo livello a cui possiamo aspirare dal basso del livello di incivile decadenza che abbiamo – per ora – raggiunto. Per fortuna non la pensavano così i redattori de “L’Edilizia Moderna” del numero di settembre del 1908 – così poco, già, durò il Villino Bonsignore! – che oltre ad evidenziare la qualità architettonica delle due opere così vicine tra loro – genero e suocero – ricordavano anche le difficoltà di realizzarle proprio sopra il Cavo Redefossi. 

Il piccolo lotto, dalla forma di un trapezio irregolare, ospitava in uno spazio ristretto sia il Villino Bonsignore – il più grande del gruppo – sia il Villino Braga, con, in mezzo alle due proprietà, un fabbricato adibito a “rustici”, ovvero scuderie, magazzini e locali per la servitù. Se in pianta la distribuzione non risulta particolarmente interessante, altro discorso è per gli alzati: l’architetto cav. Ernesto Quadri, il progettista delle due costruzioni, riuscì a realizzare una costruzione notevole, piacevole alla vista, equilibrata sia pure nelle ricche decorazioni: se l’ing. Roberto Gandini si occupò delle problematiche strutturali al di sopra del Redefossi, l’arch. Quadri collaborò con altri artisti del tempo per realizzare quella che voleva essere la massima espressione di ricchezza possibile per un medio borghese, agiato e ansioso di condividere il proprio status con la città intera.

Il 12 dicembre 1905 fu avanzata richiesta per licenza edilizia per il villino ed i rustici , così descritti: “villino a due piani con solai sottotetto destinazione abitazione. Il piano terreno si trova rialzato di m. 1.60 sul piano del marciapiede stradale. La cucina si trova nel sotterraneo. Murature costruite con mattoni nuovi forti. Impalcature, con orditura di poutrelles e gettate di cemento. Tetto alla piemontese con tegole piane nere. Decorazioni esterne eseguite in pietra artificiale. Pavimenti in piastrelle di cemento e parquets. L’annessa piccola scuderia verrà eseguita secondo le norme di cui sopra riguardo l’ossatura generale. Pavimento della scuderia eseguito in lastra metallica”.

Come spesso accade, la descrizione arida deve lasciare il posto a quelle piccole, meravigliose tavole conservate all’Archivio Ornato Fabbriche di Milano, nelle quali capaci tratti a china con effetti di chiaroscuro, acquarellati, rendono invece splendidamente vivida quella villa che ora non è più. Lo sforzo dell’architetto Quadri, o chi per lui, traspare da ogni linea, da ogni macchia, da ogni traccia: la volontà di rendere gradevole la tavola per il cliente e per la Commissione igienico-edilizia, che esaminò il tutto il 27 dicembre 1905, raccomandando una maggiore “sobrietà decorativa” – saranno felici i fautori delle case inodori ed insapori del giorno d’oggi.

Tutti i disegni allegati sono curati e le architetture sono rappresentate con grazia: finanche le scuderie sembravano destinate più ad accogliere persone piuttosto che animali – ma sarebbe forse più giusto credere il contrario, che il valore attribuito ai cavalli doveva essere superiore a ciò che valutiamo oggi.  Le scuderie erano in comune col sig. Braga, in modo da utilizzare al meglio lo scarso spazio del piccolo lotto, e poggiavano direttamente sul Redefossi naturalmente coperto.

Villa Bonsignore al di là della ricchezza decorativa ha invece una limitata articolazione volumetrica; notevole importanza è concessa allo scalone, di dimensioni importanti se messo  in relazione con la casa relativamente non molto grande, illuminato sauna grande e ricca vetrata scenograficamente visibile anche dall’esterno; per il resto la distribuzione degli ambienti è di fatto governata dai muri portanti. Il medesimo tema della vetrata fu riproposto anche nel prospetto più corto, in corrispondenza di una seconda scala, più piccola.

I lavori iniziano immediatamente, nonostante l’inverno ormai iniziato: il 29 dicembre furono consegnati i punti fissi, che furono particolarmente elaborati data la configurazione planimetrica dell’area. Tuttavia mi lascia più che perplesso la richiesta relativa alla Prima visita, al rustico, già il successivo 30 dicembre! O i lavori erano iniziati prima della presentazione del progetto, oppure si contava realmente di erigere in poche settimane la struttura muraria della villa che, come detto, poggiava tra l’altro in parte sul Redefossi? Questione stuzzicante che sarebbe giusto approfondire se vi fossero degli elementi in più.

In ogni caso il 15 (o forse 16) gennaio 1905 una visita fu realmente ed inutilmente eseguita da parte dell’ingegnere comunale che infatti seccamente stese regolare Relazione di rejezione – addebitando ii costo al sig. Bonsignore. I lavori in dettaglio non sono descritti, ma appare chiaro che le opere murarie erano lungi dall’essere terminate. Curiosamente, nello stesso 16 gennaio fu fatta ancora richiesta per la Prima visita, che comunque fu eseguita solamente il 16 marzo 1906, ma rilevando che le scuderie non erano ancora state realizzate; si  dovette certando attendere il 18 luglio seguente per l’ultima “Prima” visita.  Sei mesi di lavoro, considerando anche le difficoltà tecniche oggettive dell’arco di copertura del Redefossi, rappresentano un giusto tempo di lavoro anche in considerazione delle modeste dimensioni della villa.

Il 6 settembre 1906 fu fatta richiesta di Seconda visita per le opere al civile, che fu regolarmente eseguita il 22 settembre seguente; il 29 settembre fu pertanto già richiesta l’abitabilità, la cui Terza ed ultima visita ebbe luogo il 22 novembre 1906.

Terminò così la costruzione di una delle più belle ville di Milano, la cui esistenza terrena fu molto breve in quanto già alla fine degli anni Trenta fu demolita insieme al suo compagno, il villino Braga, per realizzare il capolavoro di architettura moderna che oggi tutto il mondo ci invidia.


L’area del villino Bonsignore e del Villino Braga.
Villa Bonsignore, piano terreno
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