
“Dall’altro ieri è cominciata la demolizione dell’ala destra dell’edificio prospiciente l’abside del Duomo; edificio che, come è noto, dovrà essere ridotto alla sola parte centrale, quella che include la chiesetta dell’Annunziata e che reca sul fastigio la decorazione del grande orologio. La parte per ora in demolizione è quella che corrisponde alla via Arcivescovado ed è appunto per allargare questa via che scompare una costruzione che non si sarebbe certo potuta condannare, come è invece il caso di tanta altra edilizia del centro, per la sua decrepitezza. Perché i lavori di abbattimento siano più rapidi è stata ieri addirittura preclusa al transito tutta la breve via Arcivescovado, per modo che lo smantellamento del tetto è stato intrapreso con gran furia e con gran rovesciamento di rovine nella strada sottostante”. (“Dall’archeologia alla moderna edilizia” nel “Corriere della Sera del 9 gennaio 1930).

“Non meno prossima è la sistemazione di via Arcivescovado. Come è stato detto altra volta, ove si è demolito si ricostruirà. Verrà costruito un palazzo munito di portici larghi sei metri e che avrà lo stesso stile architettonico del palazzo che fronteggia piazza Camposanto. La stessa strada, per altro, risulterà allargata sino a venti metri, senza contare lo spazio dei portici”. (“Demolizioni e viabilità intorno a piazza Fontana” nel “Corriere della Sera del 16 aprile 1930).
“È già stato fatto il progetto del palazzo che attaccandosi al palazzo dell’Orologio di fronte all’abside del Duomo dovrà costituire il lato nuovo della via Arcivescovado allargata. La costruzione di questo palazzo renderà possibile la evacuazione di quello di piazza Fontana, angolo via Alciato, che dovrà essere demolito per l’allargamento di questa strada che sbocca in piazza Beccaria”. (“Scenari nuovi” nel “Corriere della Sera” del 18 luglio 1930).
“Si può considerare parte integrante di tale rinnovamento anche la demolizione che è stata fatta in via Arcivescovado. Questa via era larga 8 metri. Quella che risulterà dopo la ricostruzione di una parte degli edifici abbattuti avrà tuttavia l’ampiezza di 20 metri, più altri sei compresi nei portici di cui sarà fornito il nuovo fabbricato. Come si ebbe già occasione di dire, tale fabbricato conserverà le linee architettoniche della casa di via Camposanto, appartenente alla Fabbrica del Duomo. Vi troveranno posto negozi, uffici e abitazioni private”. (“La nuova piazza Fontana” nel “Corriere della Sera” del 9 agosto 1930).

La cartolina Pace & C. qui sopra ritrae in maniera suggestiva la visuale, inedita al tempo, della mole del Duomo non più coperta dalla vecchia casa di via Arcivescovado 1. Sono ancora visibili i ruderi verso sinistra ed una maldestra cancellazione di una gru. Nella cesata in basso sono presenti un gran numero di manifesti; uno di questi è riconoscibile e rappresenta il cioccolato “Ali d’Italia” del celebre Cioccolato Talmone, la cui autorizzazione all’affissione risale al 14 febbraio 1931.

“A oltre due anni dal della demolizione dei fabbricati preesistenti sta per essere ultimata la nuova costruzione che occupa tutto il lato sinistro di via Arcivescovado, dall’angolo di piazza Camposanto a quello di piazza Fontana. Caduti gli steccati che lo celavano agli sguardi dei passanti, il nuovo palazzo – che appartiene in parte alla Fabbrica del Duomo e per il resto a un privato, – mostra il candore della sua vasta mole e i quattro piani che sovrastano ai portici della larghezza di sei metri”. (Da piazza Duomo all’Idroscalo” nel “Corriere della Sera”del 20 agosto 1932).